sabato 18 agosto 2018

Ciao Giovanni, come stai?

Stamattina ho incontrato un amico che non vedevo da tempo, anni. L'ho visto da lontano, al supermercato, ed ho notato che anche lui mi guardava incerto. 
Gli ho sorriso e immediatamente lui ha alzato una mano in segno di saluto. Ma non ha sorriso. 
Mentre mi veniva incontro ho pensato che qualcosa non andava. Gli ultimi anni ed in particolare gli ultimi mesi sono stati per me portatori di tristi realtà con delusioni annesse su fatti e persone, che hanno lasciato una ferita difficilmente rimarginabile e di cui comunque rimarranno cicatrici indelebili. Per adesso, e credo ancora per tanto tempo se non per sempre, sono sempre sul chi va là, attento e timoroso verso chiunque e qualunque novità si affacci nel panorama della mia vita.
Per cui alla reazione imprevista del mio amico mi ha colto un senso di colpevole disagio, come se potessi essere io stesso ai suoi occhi la causa della sua palese tristezza. Forse ingiustificato disagio. Forse infondato disagio. Disagio da affrontare comunque. 
- Ciao Giovanni. Come stai?
Ci stringiamo la mano, lui aggiunge la sinistra alla stretta coprendo le due mani unite; non ce l'ha con me, anzi è contento di vedermi. 
- Male.
Gli occhi gli si riempiono di lacrime. 
Che gli dico?Ci pensa lui: 
- È morta mia moglie, sono rimasto solo. 
Che gli dico?
- Quattro mesi fa, se ne è andata all'improvviso. Adesso non so più cosa fare, la mia vita è cambiata, niente di quello che era prima ha più un senso.
Che gli dico? 
Vi risparmio la descrizione delle solite cazzate che si dicono in questi casi e che ho pedissequamente snocciolato come un cretino. Il mio amico ha capito che non ero a conoscenza, ha capito che non sapevo cosa dire, che avrei voluto dirgli tante cose. 
Gliel'ho visto negli occhi velati di lacrime. 
Dopo qualche minuto ci siamo salutati con un abbraccio, lui è andato via con il suo peso sulle spalle, io sono rimasto fermo a pensare. 
Perché vi racconto questo? Non c'è un motivo particolare, ogni tanto mi viene la voglia di raccontare qualcosa di ciò che mi accade. Ma non sempre, continuamente. Ogni tanto. FA BENE A ME.

© 2018 Pasqualino Placanica (Tutti i diritti riservati)

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