mercoledì 29 agosto 2018

L’antica Terra


Questo racconto ha vinto il 2° premio al Concorso  "Inedito Rhegium Julii 2018"
Dalla motivazione della Giuria al riconoscimento: 
(il racconto) riprende e rianima antichi miti, con un'originalità sua propria. Le forze del bene e del male si scatenano, sconvolgono l'originario assetto dato dal Creatore ad un'Antica Terra, teatro di scontri umani e soprannaturali. 
È anche un capitolo del romanzo che sto terminando di scrivere, il prologo da cui scaturisce una storia ambientata interamente intorno a Reggio, sull'Aspromonte, che inizia in tempi antichissimi ma si svolge principalmente all'inizio del secolo scorso. 


L'Antica Terra
Si narra che tanto, tanto tempo fa, la Sicilia e la Calabria fossero unite da una lunga e altissima catena montuosa che si snodava da est a ovest. A quei tempi, quando ancora l’uomo non era apparso sulla Terra, il Creatore dell’Universo aveva affidato il dominio dell’Antica Terra a due sue creature predilette, la Fata delle Acque e lo Spirito dei Boschi. In quel luogo i due mondi, il mare e la terraferma, prosperavano. S’integravano e si aiutavano a vicenda. 
Lo Spirito dei Boschi permetteva alle acque di percorrere i suoi possedimenti per tornare al mare dopo le piogge, ed in cambio la Fata delle Acque  ne nutriva, con il prezioso liquido, gli esseri viventi. Dalle cime dei monti che ininterrottamente si succedevano da est a ovest, scendevano decine di corsi d’acqua limpida che prima di giungere al mare fecondavano la terra rendendola fertile. Le piante e gli animali della terra, dei fiumi e dei laghi, si saziavano delle inesauribili risorse che il Creatore aveva donato a quel luogo a Lui tanto caro. Meravigliose foreste sempreverdi si alternavano a floride vallate lussureggianti, e gli animali, unici abitanti della terra e dell’acqua, vivevano indisturbati in armonia. Ammirando soddisfatto la sua opera, il Creatore si rammaricò di non poterne godere personalmente, essendo Egli responsabile di una dimensione ben più grande, l’intero Universo. 
Decise allora di creare l’uomo, che sarebbe stato la sua rappresentazione materiale nel meraviglioso mondo che aveva costruito. Per questo lo generò, così si dice, a sua immagine e somiglianza e lo collocò, per le caratteristiche fisiche che aveva, sulla terraferma. Gli concesse, in aggiunta alle prerogative che aveva dato a tutti gli altri abitanti dell’Antica Terra, l’intelligenza e il libero arbitrio,la libertà di fare le proprie scelte. L’uomo, nelle intenzioni del Creatore, era destinato a primeggiare tra tutti gli esseri viventi, e a godere, in sintonia con tutte le altre sue creature, dei meravigliosi doni che quel luogo incantevole offriva. 
La Fata delle Acque e lo Spirito dei Boschi accettarono con disappunto la decisione del Creatore perché vedevano nella nuova creatura, dotata di prerogative quasi simili alle loro, un pericolo per la tranquillità dei loro regni e per la loro stessa esistenza.
L’uomo, una volta consolidata la sua presenza, non smentì quelle cupe previsioni. 
I primi uomini iniziarono usando con parsimonia le risorse che la natura offriva loro per vivere. Prendevano solo quello che serviva per il giorno stesso, sicuri di non avere bisogno di preoccuparsi per il futuro. Poi iniziarono le divisioni. Gli umani, sempre più numerosi, si separarono dividendosi in due tribù: gli Uomini dell’est e gli Uomini dell’ovest. Ogni tribù si appropriò di un pezzo di territorio e iniziò a sfruttarlo selvaggiamente. Non si accontentarono di avere il necessario, iniziarono ad accumulare risorse strappandole prematuramente alla natura. 
Lentamente, il volto della Terra cambiò. A est e ad ovest intere foreste furono distrutte, decine di specie animali furono annientate e scomparvero per sempre. La Montagna fu sventrata e violentata, i fiumi deviati e imbrigliati, la terra divenne sterile e non produsse più i frutti che prima dispensava a piene mani. Accecati dal bisogno e dalla cupidigia, gli uomini cominciarono a combattersi tra di loro cercando di appropriarsi delle risorse altrui. Fu un lunghissimo periodo di morte e distruzione. 
La Fata delle Acque e lo Spirito dei Boschi chiesero a gran voce al Creatore di far cessare il conflitto che stava annientando i loro regni. Ma per far questo il Creatore sarebbe dovuto intervenire sul libero arbitrio che Egli stesso aveva donato all’uomo. Non ci fu niente da fare, il libero arbitrio era irrevocabile, a meno di non portare l’uomo allo stesso stato delle altre creature animali. 
Allora le due divinità chiesero al Creatore cosa avesse in quel momento l’uomo in più degli animali, poiché si comportava peggio di loro: distruggeva la stessa natura che lo nutriva, uccideva i suoi simili per soddisfare la propria brama di ricchezza e potere. Il Creatore rispose che l’uomo aveva, a differenza degli animali, l’intelligenza che gli permetteva di poter valutare e quindi scegliere. E delle sue scelte sbagliate si sarebbe assunto la piena responsabilità, poiché non aveva giustificazioni. 
Chiesero allora di potere intervenire loro direttamente per frenare gli scempi e le atrocità a cui assistevano giornalmente garantendo che non avrebbero preso le parti di nessuno, poiché loro non concepivano divisioni se non quella che esiste tra l’Acqua e la Terra.  
Ma il Creatore glielo vietò. Per molto tempo le due divinità rispettarono il volere del Creatore e, pur con il cuore a pezzi, non interferirono assistendo sdegnate all’irrefrenabile decadenza dei loro regni. Fino a quando, un giorno, due enormi eserciti si schierarono, uno di fronte all’altro, per affrontarsi nella battaglia finale. Da est a ovest un gigantesco incendio scatenato dagli uomini stava distruggendo definitivamente il poco che restava dell’antico splendore di quella sfortunata Terra. Le creature dei fiumi e dei laghi galleggiavano inerti sul pelo delle acque rese bollenti dall’enorme calore che l’incendio generava, gli incolpevoli animali dei boschi fuggivano spaventati verso il mare che non poteva accoglierli. E gli uomini, che tra tutti erano i più cari al Creatore, stavano sterminandosi a vicenda dopo avere causato quello scempio immane. Tutto stava per finire.
Allora la collera delle due divinità fu incontenibile, superando anche il rispetto che esse avevano per  lo stesso Creatore. Lo Spirito dei Boschi scatenò un tremendo terremoto. Il terreno sprofondò per centinaia di metri sotto i due eserciti, inghiottendoli mortalmente in un’immensa voragine. La Fata delle acque comandò al mare di riempire la voragine, separando così per sempre i territori dell’est da quelli dell’ovest. Ogni cosa fu travolta dall’ira degli dei. Quando l’ira divina si placò, la grande catena montuosa coperta da boschi millenari che correva da est a ovest unendo quelle terre che un giorno si sarebbero chiamate Sicilia e Calabria, non esisteva più. Al suo posto due massicci spogli e rocciosi si fronteggiavano, divisi da una larga striscia di mare che li lambiva alla base.  
Col tempo, lentamente il mare si ritirò dai piedi delle due Montagne, permettendo alla pianura di riemergere. La natura riprese il sopravvento, le acque ripresero il loro corso e furono ripopolate dalla Fata. La vegetazione rifiorì e pian piano gli animali tornarono ad abitare le due Montagne e le pianure intorno ad esse. Prima riapparirono gli uccelli, poi le creature dei boschi. Infine, nella Sua misericordia infinita, il Creatore permise agli uomini di tornare ad abitare i luoghi che avevano selvaggiamente devastato.  Ma le due terre rimasero separate per sempre. 
Terminato il loro compito, le due divinità si presentarono timorose al cospetto del loro Creatore. Sapevano di meritare una giusta punizione per avere disobbedito.
Nella Sua sconfinata saggezza, Egli sentenziò che, se era vero che la loro disobbedienza era da punire, era altrettanto vero che per secoli esse avevano sopportato di vedere distruggere ciò che avevano di più caro senza intervenire, ubbidendo alla Sua volontà. E che se alla fine avevano disubbidito, era per l’immenso amore che senza dubbio provavano per quella Terra. 
Decise quindi che per punizione esse non avrebbero mai più potuto influire sul male scaturito dalle decisioni degli uomini, ma sarebbero potute restare a godere delle meraviglie, uniche al mondo, che la natura offriva nella Terra da loro tanto amata. Concesse loro di aiutare, se avessero voluto, gli uomini che agivano in favore del bene. Chiarì che non avrebbero potuto favorire il bene, ma solo chi, fra gli umani, avrebbe scelto di praticarlo. Inoltre avrebbero mantenuto intatto il loro potere sulle restanti creature. 
Lo Spirito dei Boschi si ritirò ad ovest, sulla cima della grande Montagna che svetta visibile da ogni punto dell’Antica Terra, e manifesta ancora oggi il suo malumore sbuffando fumo ed eruttando lava e lapilli. 
La Fata delle Acque risiede in fondo al mare, nello Stretto. A volte si palesa agli uomini, bonaria, con affascinanti giochi d’acqua in superficie, o con magiche illusioni ottiche. 
Entrambi amano ancora alla follia l’Antica Terra, molto più di quanto abbiano mai dimostrato o dimostrino di amarla gli uomini. A prescindere dai suoi abitanti, quali che siano o come si comportino.
© 2018 Pasqualino Placanica (Tutti i diritti riservati)

sabato 18 agosto 2018

Ciao Giovanni, come stai?

Stamattina ho incontrato un amico che non vedevo da tempo, anni. L'ho visto da lontano, al supermercato, ed ho notato che anche lui mi guardava incerto. 
Gli ho sorriso e immediatamente lui ha alzato una mano in segno di saluto. Ma non ha sorriso. 
Mentre mi veniva incontro ho pensato che qualcosa non andava. Gli ultimi anni ed in particolare gli ultimi mesi sono stati per me portatori di tristi realtà con delusioni annesse su fatti e persone, che hanno lasciato una ferita difficilmente rimarginabile e di cui comunque rimarranno cicatrici indelebili. Per adesso, e credo ancora per tanto tempo se non per sempre, sono sempre sul chi va là, attento e timoroso verso chiunque e qualunque novità si affacci nel panorama della mia vita.
Per cui alla reazione imprevista del mio amico mi ha colto un senso di colpevole disagio, come se potessi essere io stesso ai suoi occhi la causa della sua palese tristezza. Forse ingiustificato disagio. Forse infondato disagio. Disagio da affrontare comunque. 
- Ciao Giovanni. Come stai?
Ci stringiamo la mano, lui aggiunge la sinistra alla stretta coprendo le due mani unite; non ce l'ha con me, anzi è contento di vedermi. 
- Male.
Gli occhi gli si riempiono di lacrime. 
Che gli dico?Ci pensa lui: 
- È morta mia moglie, sono rimasto solo. 
Che gli dico?
- Quattro mesi fa, se ne è andata all'improvviso. Adesso non so più cosa fare, la mia vita è cambiata, niente di quello che era prima ha più un senso.
Che gli dico? 
Vi risparmio la descrizione delle solite cazzate che si dicono in questi casi e che ho pedissequamente snocciolato come un cretino. Il mio amico ha capito che non ero a conoscenza, ha capito che non sapevo cosa dire, che avrei voluto dirgli tante cose. 
Gliel'ho visto negli occhi velati di lacrime. 
Dopo qualche minuto ci siamo salutati con un abbraccio, lui è andato via con il suo peso sulle spalle, io sono rimasto fermo a pensare. 
Perché vi racconto questo? Non c'è un motivo particolare, ogni tanto mi viene la voglia di raccontare qualcosa di ciò che mi accade. Ma non sempre, continuamente. Ogni tanto. FA BENE A ME.

© 2018 Pasqualino Placanica (Tutti i diritti riservati)